“GASTRONOMIA D’AUTORE”. A CENA CON…


Mariangela Pira, giornalista e conduttrice TV

 

 

 

Di G. Ranaldo, 09 giugno 2014 

 

Giornalista e conduttrice in ambiti internazionali, Mariangela Pira incarna la classica bellezza sarda, occhi profondi, determinazione e solarità da vendere! Con lei dei bei ricordi durante i reportage in Afghanistan e Libano, quando, nonostante tutto ci si ritagliava dei momenti per chiacchierare di tante cose. Un elemento emergeva sempre dai suoi racconti: l’amore per la famiglia e la propria terra. Questa è Mariangela, affettuosamente detta Mary, una professionista che muove i primi passi nel mondo del giornalismo all’Ansa di New York, sotto la guida di Marco Bardazzi, dove ha seguito la prima "Inauguration Week" di Bush, il processo di Osama bin Laden e la collaborazione con CNN Financial (tv finanziaria della CNN n.d.r.).  Ma lei è una di quelle che non si fermano mai, e allora nel 2004 parte per un’esperienza in Cina dove conduce una trasmissione per Class Cnbc e lavora come corrispondente per Panorama, Milano Finanza e per Il Venerdì di Repubblica. Gli scenari internazionali mutano e decide di muoversi alla volta dell’Afghanistan, dove nel 2009 segue le elezioni e realizza per La Stampa un’intervista ad Abdullah Abdullah, rivale di Karzai.

 

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 La giornalista Mariangela Pira

 

Da questa esperienza nasce un documentario presentato presso la Farnesina: “La Cooperazione italiana in Afghanistan”. Sua è la firma, attraverso Class, del progetto del Tg “Esteri News Dossier” in onda su Class Cnbc, su Class News Msnbc (digitale terrestre, can. 27) e sul sito del Ministero, mentre non manca il suo apporto al nuovo portale degli esteri e la Divisione MultiMedia del MAE, grazie ai reportage da: Afghanistan, Balcani, Cina, Iran, Iraq, Libano, Pakistan, Russia e gran parte dell’Europa. Oggi è conduttrice di telegiornali finanziari e dell’approfondimento sui temi di finanza italiana, europea, americana. Nel 2008 pubblica con Hoepli il libro “La nuova rivoluzione cinese”. I suoi contributi vanno anche su Tg5, Tgcom24, mentre per Class Cnbc ha seguito eventi come: l’elezione di Obama, il matrimonio di William e Kate, il G8, il crollo delle Torri Gemelle, le Olimpiadi in Cina, la guerra in Afghanistan. Ma quando il lavoro glielo permette, spicca il volo e raggiunge il luogo a lei più caro, Dorgali in Sardegna, dalla famiglia, dove in un momento di relax regala ai lettori di De Armas, una gustosa ricetta della tradizione, preparata a “quattro mani” con il suo adorabile “babbo”.

 

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La Pira durante un servizio dagli Stati Uniti. Sullo sfondo il Presidente Obama

 

 

Come nasce Mariangela Pira professionista?

Nasco anzitutto in università Cattolica, dove ho seguito numerosi corsi di Teoria e Tecnica dell'Informazione. Devo dire che le lezioni del professor Simonelli sono state per me molto importanti. In università ho sempre scritto e collaborato con i giornali più disparati, dal Giornale del Medico, a Metro etc. Poi la svolta: ho ottenuto uno stage all'ANSA di New York e sotto la guida di Marco Bardazzi ho seguito tematiche importanti, in particolare alcuni processi. Ho imparato moltissimo e ho soprattutto capito che dalla teoria alla pratica le cose erano molto diverse. In particolare però, a New York mi sono innamorata del “mestiere”.

 

Mary l’ultima fatica sono state le elezioni europee. In che cosa sei impegnata adesso?

Sto per partire in Cina dove seguirò la missione del premier Matteo Renzi.

 

Hai seguito grandi avvenimenti come l’elezione di Obama, il crollo delle Torri Gemelle etc. Come cambia il panorama mediatico internazionale rispetto alle dinamiche giornalistiche italiane?

Forse accade un po' il contrario, ovvero sono le dinamiche italiane che cambiano a favore di un giornalismo più internazionale. L'unico problema che abbiamo qui è la mancanza di una informazione sulla politica estera adeguata. Neanche i più importanti quotidiani aprono con le questioni di politica interna per le prime venti pagine. Va bene parlarne ma ci deve essere un equilibrio. Che hanno altri quotidiani come l'International Herald Tribune? Più attenti, come e giusto che sia, al resto del mondo.

 

Il tuo contributo si estende anche a un forum di politica estera, dove sei co-autrice, “Caffè Geopolitico”, di cosa si tratta?

Sì, mi lego a quanto detto prima. Il Caffègeopolitico.org nasce proprio da questa esigenza. È per noi un progetto importante ma soprattutto una passione nei confronti della politica estera. Un progetto senza fini di lucro. Nasce dall'esigenza di colmare un vuoto nel settore degli Esteri. Siamo molto contenti per il fatto che, molti prestigiosi personaggi che si occupano di politica estera sottolineano come gli approfondimenti sul caffè siano autorevoli, accurati, e puntuali.

 

Nel 2008 arriva anche un libro con altri colleghi, “La nuova rivoluzione cinese”, una chiave di lettura sulle attività delle imprese italiane in Cina.

Il libro, realizzato con due cari amici come Andrea Oschetti e Alessandro Paparelli, è nato con l'intenzione di parlare degli errori comuni fatti dalle aziende che operano in Cina. È credimi, ne fanno tanti. A partire dall’essere sempre in ritardo e dal volere poi realizzare le cose con fretta. Quando in Cina solo il tempo, solo la pazienza, ti permettono poi di realizzare le cose.

 

 
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Con la globalizzazione tutto è cambiato, ora non solo i tecnici si dedicano alle analisi economiche, qual è il tuo punto di vista?

Può essere un pericolo. Secondo me, che non solo i tecnici parlino di economia, non è necessariamente un male. Anzi, noi a Class CNBC cerchiamo di utilizzare un linguaggio chiaro, senza inglesismi, molto pulito di modo da far capire a tutti di cosa stiamo parlando. Perché la prima cosa per chi ha perso i soldi nei Bond argentini, per chi vuol capire di spread, per chi vuol comprendere che succede con le azioni, è parlare chiaro, perché il messaggio arrivi in modo semplice e adeguato. Certo, puoi dire una cosa in modo chiaro se la “possiedi”. Quindi in primis c'è la preparazione.

 

In un’intervista, parlando d’imprenditoria hai distinto tra “global” e “glocal”. Il territorio fa la differenza?

Sì. Mi riferivo alle aziende. Un’azienda come Luxottica, è globale perché è presente in tutto il mondo, ma nei singoli mercati Esteri in cui si trova, cerca di recepire i bisogni della popolazione per un prodotto che rimane sempre il suo, ma con sfumature diverse. Così è la Perfetti e così sono altre nostre aziende di cui andare orgogliosi.

 

Ultimamente la tendenza tra i media sono le trasmissioni con tutorial sul fai-da te o il lavoro artigiano, come ad esempio i programmi di cucina. E’ il segno di un ritorno alle tradizioni e la riscoperta di una sorta di valore “aggiunto” delle cose o credi che il tutto abbia solo una ragione di tipo economico?

Secondo me Gio’, sono entrambe le cose. In questa fase poi dove alcuni programmi, musica o cucina che siano, spopolano più la seconda probabilmente.

 

Hai realizzato diversi reportage, lavorando in teatro operativo con vari assetti, quanto è complesso questo genere di giornalismo e quali sono i punti saldi da non dimenticare mai?

Il rispetto delle regole anzitutto, perché non sei da sola. Devi anche pensare a chi si occupa di te. Questo accade soprattutto se sei embedded[1], di pensare alla scorta e seguire le loro disposizioni. Certo, mai dimenticando il motivo per cui sei li, raccontar ciò che vedi. Ma mai lasciar da parte prudenza e buon senso.

 

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  La giornalista "al seguito" dei contingenti in Afghanistan 

 

 

Viaggi tantissimo tra svariate culture, non senti mai la lontananza di casa?

Sì nel 2009, ad agosto, a Kabul ci fu un’autobomba. Era la mia prima esperienza in tal senso e accadde a 500 metri da me. Non so neanche descrivere il rumore, sordo e mai sentito prima, che in un attimo cambio tutto. I vetri nella stanza, il panico e la paura negli occhi delle persone. Sono stata coraggiosa, ho scoperto di essere presente a me stessa in queste situazioni. Ma la prima cosa che ho pensato, la prima, è stata: “voglio rivedere la Sardegna. Spero di poterla rivedere”. È stata una cosa molto strana. In genere quando sono all’estero sono contenta, se sono sotto tensione però penso sempre a casa.

 

Conosci il meccanismo: un’intervista per una ricetta! Ti vedo presa ai fornelli con il suo simpatico babbo, lo presenti ai nostri lettori e insieme ci descrivete la ricetta di oggi?

Lui è babbo si chiama Francesco e non ti dico la sua età tanto non ci credi, visto che li porta benissimo e ne dimostra dieci in meno. È un babbo un po' strano nel senso che è iper-autonomo, cucina benissimo, pulisce casa ed è molto affettuoso con me e mia sorella. È la persona in assoluto più importante per me con mia sorella e mio zio Filippo. Insieme prepariamo una ricetta tipica della Sardegna…

 

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 Mariangela con il padre Francesco, meglio "babbo" come preferiscono nella lingua corrente in Sardegna 

 

 

 

PORCEDDU ALLA BRACE 

Maialetto tipico della Sardegna, arrosto allo spiedo. Tempo di cottura due ore.

 

Ingredienti

Maiale di otto kg circa; 

Lardo;

Pane Carasau;

 

Preparazione

Quando si cucina il maialetto, in questo caso nel caminetto di casa, la distanza dal fuoco dev’essere di circa un metro, troppo vicino si rischia di bruciarlo. Ogni tre minuti bisogna girarlo a mano, come fanno i pastori sardi nell'ovile. Dopo un'ora e trenta (quando quindi il maialetto è entrato bene in cottura) si spolvera di sale. Dopo questa operazione, si prepara un po’ di lardo, circa due etti, che s’infilza con uno spiedo di legno. Questo perché il lardo di sciolga e si possa passare sul maialetto.  Alla fine della cottura mancherà mezzoretta.

Come vedi, sotto il maialetto c'è un tagliere di legno, infatti seguiamo l’usanza dei pastori che mettono sul tagliere le foglie di mirto fresco. Poiché durante la cottura il lardo si scioglie cadendo sul tagliere. Noi abbiamo aggiunto anche il pane Carasau, bastano tre sfoglie, di modo che siano impegnate di lardo. Ecco il piatto e pronto. 

Come vedi, il segreto è cuocerlo lentamente. Lentamente e senza avere fretta. 

Babbo è abituato, cucina benissimo, secondo la tradizione e… come al ristorante! Peccato non si possa trasmettere nell’intervista anche l’odore, così gustoso. Per accompagnare questa delizia della tradizione, suggerisco un buon calice di Cannonau (vino prodotto dal vitigno a bacca nera più diffuso della Sardegna n.d.r.), tanta allegria… e il piatto è completo!

 

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 La ricetta servita in tavola, decorata con foglie di mirto

 

 

Quanto è sottile il confine tra ciò che andrebbe indagato e raccontato da buon giornalista, e quello che viene “imposto” di raccontare o indagare dalle regole del mercato, e come ci si adatta?

Questa e una delle domande più vere. L’importante secondo me, proprio perché in un mondo in cui il nostro settore fatica tantissimo e ci sono spesso interviste concordate etc, è avere sempre l’onestà intellettuale, qualsiasi lavoro tu faccia. Svolgere in modo rispettabile e dignitoso il proprio lavoro, sempre, anche quando imposto dalle regole di mercato.

 

Tante esperienze in giro per il mondo, hai ancora qualche sogno nel cassetto?

Sì, mi piacerebbe intervistare Papa Francesco. Non so se questa crisi sia passata, non so se passerà presto. So però che il mondo è cambiato e che l’ingordigia di un tempo, vedi Lehman, è bene si sia interrotta. E so che l’elezione di Papa Francesco e stato un segnale importante in questa direzione. Uno spartiacque che mi fa ben sperare per il futuro.

  



[1] Giornalista “al seguito” di contingenti militari in aree di crisi o in operazioni.

 

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