L’8 MARZO SECONDO DE ARMAS


Sedici donne diverse si raccontano in poche righe, e danno vita tutte insieme a uno straordinario affresco sulla prospettiva di genere

 

 

Di G. Ranaldo, 8 marzo 2015

 

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La festa delle donne. Una giornata in cui ricordare le conquiste sociali che fino a oggi si sono sviluppate su vari fronti, ma anche un momento di riflessione, che serve a fare il punto su quanto ancora c’è da fare a proposito di discriminazioni e violenze,  e degli obiettivi ancora da raggiungere con perseveranza e coraggio, in tutto il mondo. La Giornata Internazionale della Donna, l’8 marzo, convoglia tutto questo e spinge verso altri temi che oggi, nella scena globale, si propongono all’opinione pubblica con vigore.

Nel giorno di una ricorrenza così speciale, abbiamo preferito lasciare la parola proprio a loro, le donne di oggi: professioniste, madri, compagne che donano loro stesse per vivere una vita fatta di migliaia di sfaccettature. Ringraziamo con affetto queste nostre "autrici per un giorno", per il loro contributo di pensiero… e di cuore!

Di seguito (in ordine sparso) i resoconti, le riflessioni e le testimonianze di donne comuni e non, note e meno note, che raccontano, in poche righe, la loro “visione” della vita… Le donne: da dove veniamo e dove stiamo andando?

 

 

 

 

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PAOLA QUATTRINI

Età: 70 anni

Stato civile: single

Nonna di Domitilla di 10 anni e Arturo di 6 mesi

Mamma di Selvaggia

Professione: attrice

Città: Roma

 

Amo il mio lavoro e la vita che me ne ha fatto dono.

L’ 8 marzo è un giorno particolare per me perché precede quello del mio Compleanno.

Credo che ogni giorno siamo in lotta cercando di difenderci dalle ingiustizie e dai soprusi e mi piacerebbe NON festeggiare l’8 marzo, perché vorrebbe dire che li abbiamo superati...

Ma è un’utopia!

Vivo la mia vita di Donna cercando di essere gentile con gli altri e rendendomi utile quando posso. Non dimenticando mai la leggerezza e il sorriso. L’8 marzo io reciterò il mio amato "Oggi è già domani" che racconta come una donna debba ri-trovare se stessa e la propria dignità... malgrado tutto. Ho semplificato al massimo questo spettacolo per permettermi di andare in luoghi dove il mio messaggio arrivi a tutti.

Sono una Donna felice perché amo il mio lavoro che è il più bello del mondo e amo la vita che me ne ha fatto dono.

 

 

 

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CAP FEDERICA M. 

Età: 35 anni

Stato civile: coniugata

Professione: Capitano Pilota Aeronautica Militare

Città: Grosseto 

 

Un futuro dove la parità dei diritti non sia più un obiettivo da raggiungere…

A 15 anni dall’ingresso delle donne nelle Forze Armate italiane, il processo di inserimento femminile nel mondo militare, sebbene non si possa ancora considerare concluso, si sta concretizzando nell’uguaglianza di responsabilità ed opportunità tra uomini e donne. Come pilota di Eurofighter dell’Aeronautica Militare, sono coinvolta attivamente nella difesa dello Spazio Aereo italiano; insieme con i miei colleghi del IX Gruppo Caccia Intercettori del 4° Stormo di Grosseto, mi occupo del Servizio di Sorveglianza dello Spazio Aereo italiano: 24 ore su 24, 365 giorni l’anno siamo pronti a intervenire su scramble (attivazione – decollo immediato) per identificare e scortare aerei che hanno bisogno del nostro supporto o sono potenzialmente ostili. In questi mesi inoltre svolgiamo lo stesso servizio anche in Lituania per conto della NATO. In Aeronautica Militare l’integrazione femminile è un dato di fatto: le donne hanno le stesse possibilità di carriera dei colleghi uomini. Indipendentemente dal sesso, ognuno secondo le proprie capacità e responsabilità, ha occasione di contribuire nel miglior modo possibile allo strumento aereo e alla sicurezza del Paese. Mi auguro che nel prossimo futuro tutte le donne possano prendere coscienza di delle loro capacità peculiari e avere l’occasione di affermarsi nella società e nel lavoro, dove la parità dei diritti non sia più un obiettivo da raggiungere, ma un consolidato stato di fatto.

 

 

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GIULIANA INGRASSIA

Età: 40

Stato civile: Divorziata

Mamma di: Manuel 5 anni, Alessio 14 e Lorenzo 14

Professione: Mamma

Città: Roma

 

La strada per il futuro si chiama “rispetto”.

Veniamo da donne combattenti che hanno lottato per far capire cosa? Che il "sesso debole" non siamo affatto noi. Non ho un lavoro "vero" perchè per scelta ho deciso di dedicarmi ai miei figli che IO ho voluto mettere al mondo e di cui IO sono e sarò sempre responsabile, del loro futuro e di come li "ho creati" perchè sono IO che decido, già dalla loro nascita, che tipo di persone dovranno essere. Dunque ho scelto il mestiere più difficile: la Mamma! E sono IO che ho la responsabilità d’istruire mio figlio affinché comprenda che “noi donne” non siamo il sesso debole e meritiamo rispetto più di ogni altro... ed ecco la parola chiave: “rispetto”! Si perché pensiamoci bene: se veramente il “rispetto” fosse compreso e sentito nell'interezza del suo significato, quale uomo/donna si permetterebbe di privare un'altra persona di una sua cosa rubandogliela, o del suo essere violentandola, o del suo esistere uccidendola?.. Quindi, si può dire che tutto nasce e finisce da noi Donne-Mamme? E io con 3 maschi ho l'ardua impresa di “seminare bene” e di far comprendere ai miei figli quali sono i veri valori della vita anche per il benessere futuro di altre Donne!

 

 

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T.V. CATIA PELLEGRINO 

Età: 39

Stato civile: Nubile

Professione: Ufficiale Marina Militare

Città: Copertino (Lecce)

 

Non mi sono mai sentita discriminata perché diversa, ma apprezzata perché unica.

Non so cosa significhi essere una donna nella Marina Militare perché non so cosa significhi essere un uomo nella Marina Militare. So che sono sempre stata me stessa ed è Catia che ha sperato, creduto nelle proprie capacità e investito tante energie nella realizzazione di ogni sogno. L’Ufficiale, il Tenente di Vascello Pellegrino ha superato ogni difficoltà con passione e grinta senza aspettarsi alcun trattamento di favore solo perché donna. Fino a quando ci concentreremo sul Genere e non sulle capacità, il sacrificio e la forza che è in ogni persona, ci sarà sempre un “caso” donna. Non mi sono mai sentita discriminata perché diversa, ma apprezzata perché unica. Bisognerebbe semplicemente vivere così, credendo in se stessi, nel fatto che tutto sia possibile se lo si persegue con ogni cellula del proprio corpo, che i sogni si avverano, ma che per farlo bisogna saper sognare. Uno dei miei sogni era quello di diventare il Comandante di un Pattugliatore e, il 13 giugno è arrivata Nave Libra. La vita è fatta di occasioni che devono essere colte e ho voluto che questo fosse il mio modo di guardarmi intorno, cercando le novità, inseguendo le emozioni, vivendo d’istanti, non di domani, ma di oggi. Tutto questo mi è costato fatica, ma mi ha portato a tante meravigliose esperienze, al mio Equipaggio, alla mia Nave, alle lunghe notti insonni e alle migliaia di vite strappate a un mare inclemente ancorché potente e romantico. Così guarda al mondo il Comandante Pellegrino, così vede la vita Catia. Una donna? Anche.

 

 

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ROSA MUSCARIDOLA

 

Età: 68

Stato civile: Coniugata

Mamma di: Giovanna e Brunella      

Professione: Infermiera Professionale in pensione

Città: Matera

 

Le donne: manager della famiglia senza limiti!

Sono passata dallo stato ibrido di: donna lavoratrice a tempo pieno (con turni che comprendevano anche notti), casalinga e mamma nei ritagli di tempo, allo stato di pensionata, mamma e casalinga. Sulle prime sembrava avessi raggiunto un grosso e felice traguardo (invidiato da tutte le amiche ancora a lavoro). Ma non è stato proprio così.“Vivendo” il marito, anch'esso in pensione, uomo di vecchio stampo, mi sono ritrovata a essere casalinga a 360 gradi e infermiera personale!

Mi fermo a riflettere… purtroppo il ruolo di noi donne si potrebbe definire come “manager della famiglia senza limiti o contratti”, e non si può sfuggire anche se si va a riposo dal lavoro al di fuori del menage familiare. Non ho rimpianti né nostalgia, ma se dicessi che il lavoro non mi manca un po’ nasconderei a me stessa la verità. Colgo le positività dell'essere  pensionata: la lettura di un buon libro, i contatti con  amici vecchi e nuovi via web e, in assenza di mia figlia, le coccole per la piccola Sofy, un bellissimo Golden Retriever. Tuttavia, in fondo, resta la consapevolezza di poter ancora fare molto e di avere la possibilità di vivere il mondo con una condizione di donna completamente diversa e magari, dopo tanti anni, ben meritata. 

 

 

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CAP MARGHERITA ANZINI

Età: 33

Stato civile: Nubile

Professione: Capitano dei Carabinieri/Comandante di Compagnia.

Città: Terracina

 

Fiere del nostro ruolo, consapevoli di quanta differenza possa fare la nostra presenza.

“La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata”: così diceva William Shakespeare. Un’interpretazione che riempie noi donne di sano orgoglio, ma che al contempo deve responsabilizzarci. Dal passato, al presente e guardando al futuro, quello della donna è, infatti, un ruolo assai delicato per il suo coinvolgimento nei vari contesti sociali. Donna significa essere moglie, madre, lavoratrice, punto di riferimento per chi ripone le sue aspettative, affettive e professionali, sulla sua “presenza”: questa la parola chiave che desidero mettere al centro della mia riflessione! Una presenza su cui si deve poter contare; un piacere ed una responsabilità che una donna non può non avvertire fortemente e ancor più chi, come me, di queste responsabilità è investita in particolari ambiti professionali, in cui la persona è al servizio del prossimo che vede nel Carabiniere l’alfiere della giustizia e della legalità: la risposta rassicurante alle sue richieste di aiuto. Aiuto che, oltre a sostanziarsi in azioni e soluzioni concrete, la donna può essere in grado di offrire con una parola, un gesto, una sensazione in più. Qualità che San Tommaso d’Aquino ha sapientemente riassunto nell’aforisma “Il mondo sarebbe imperfetto senza la presenza della donna” e che devono renderci fiere e consapevoli: fiere del nostro ruolo, consapevoli di quanta differenza possa fare la nostra presenza, se vissuta con la testa e con il cuore. Buon 8 marzo a tutte!

  

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ANNAROSA SANAPO

Età: 37 anni

Stato civile: Coniugata

Mamma di: Giorgia 4 anni

Professione: Avvocato amministrativista - Esperto di gare e appalti

Città: Lecce

 

Chapeau! Per tutte quelle donne che corrono ancora e non smettono mai.

Ho sempre pensato che il punto di forza della donna fosse nella quotidianità, ossia nella sua capacità di organizzare la vita basandosi su larghe intese, e con sguardo attento verso gli aspetti più sensibili, di cui spesso ci si dimentica. Sono donna, imperfetta sicuramente, ma bramosa dei saperi altrui, che mi ostino ad ascoltare e indagare nel tentativo, forse vano, di trovare l’ambita strada “giusta”. Sono cresciuta nell’impronta arcaica di un’educazione maschilista, permeata da una rete familiare consolidata, che ha sigillato per lungo tempo quel senso d’indipendenza che mi scalpitava dentro. Ho avuto paura di investire in un futuro professionale incerto, farraginoso, a tratti anche frenetico, declinando responsabilità e sfuggendo rigide paternali. Ho preso tempo. Quel tempo che però non c’era ad aspettarmi, che mi ha messo alle strette fino al giorno del “grande salto”. E’così che definisco la maternità per una donna che disputa la sua corsa ad ostacoli , perché l’ostacolo più grande della mia vita era rappresentato dalla nascita di mia figlia. Ho pianto. Pronta finalmente a diventare donna, incapace forse di essere madre. Ma poi è arrivata l’emozione, quella vera, quella che ti spacca il cuore, quella che ti dà solo l’amore autentico provato per tua figlia e per l’uomo che te l’ha concessa. Ho cambiato vita. Matrimonio. Famiglia. Lavoro sempre, ma questa volta ho scelto io come e per chi farlo. Ho scelto le politiche socio-assistenziali, quelle toste, che fanno male, caratterizzate da minori con disagi conclamati, da diversamente abili, da donne vittime di tratta, da immigrati in cerca di protezione, da ex detenuti emarginati, da dipendenze patologiche, da anziani o persone non autosufficienti e davvero tanto altro. Staff tutto al femminile, fatto di donne che caparbiamente tentano di osteggiare difficoltà spesso estreme. Non so se sono sulla strada “giusta” ma la mia quotidianità ora mi piace, è questa la mia forza. Chapeau! Per tutte quelle donne che corrono ancora e non smettono mai.

 

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ORLENA ZOTTI 

Età: 33 anni

Stato civile: Fidanzata

Professione: Medico Chirurgo

Città: Cumaná (Venezuela)

 

“Essere donna è cosi affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai.” O.F.

Sono una professionista, sono un medico che si occupa di medicina estetica. Per arrivare fin qui ho superato tanti ostacoli e ho fatto tanta strada (anche nel vero senso della parola), ed ora faccio il lavoro che ho sempre sognato di fare. Quando qualcuno mi diceva che sarebbe stato difficile o impossibile, io andavo avanti con maggiore caparbietà. Oriana Fallaci diceva “Essere donna è cosi affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai.” Trovo questo pensiero così vero e reale che sembra un pò essere il filo conduttore della mia vita ma forse anche quello di tutte le donne che ogni giorno sfidano la società per cercare di vincere mille discriminazioni. Le donne oggi più che in passato, hanno maggiori possibilità di realizzare le proprie aspirazioni personali, e non essere solo madri e mogli. La donna moderna pratica molteplici attività non sempre facili da conciliare. Forse, a volte, alla donna oggi viene chiesto l’impossibile: essere dolce, bella, sposa, madre e, contestualmente, essere uguale all’uomo nel mondo del lavoro. Proprio per questo la figura femminile non può essere unicamente vista come fragile, indifesa e debole, bensì dovrebbe essere riconosciuta come entità capace di grande coraggio e temerarietà. La strada da percorrere verso una completa uguaglianza è ancora lunga. Vorrei che la coscienza del ruolo femminile non fosse relegata a un solo giorno all’anno, ma diventasse una priorità sociale per i Governi di tutto il mondo.

  

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LUCIA PELLEGRINO

Età: 47

Stato civile: Nubile

Professione: Funzionario Pubblico – Referente dei rapporti dell’Università di Bari/Marina Militare Italiana

Città: Taranto

 

Fiori delicati… con l’anima d’acciaio.

Le parole che mi vengono in mente nel testimoniare la mia visione della vita, delle mie giornate, del mio mondo.. mi riportano al titolo di un film ‘Fiori d’acciaio’, fiori che non si spezzano di fronte alle avversità più o meno dure della quotidianità.

Lavorare in un ambiente prettamente maschile fatto di regole, discipline, divise e stellette mi avrebbe potuto portare a ‘uniformarmi’, a mascolinizzarmi per far parte del gioco, per farmi accettare. A questo non ci ho mai creduto, ed è questa la capacità che mi riconosco e che appartiene sicuramente ad altri ‘fiori d’acciaio’, riuscire a mantenere la mia femminilità, tutte le peculiarità del mio genere senza per questo dover scendere a compromessi che potessero in qualche modo ledere la mia immagine e il mio orgoglio di donna, e poi ‘a compromessi’ ci scendi solo se tu decidi di scenderci, con uno sguardo deciso e chiaro difficilmente sono stata fraintesa. Ma poi si torna a casa e si torna a essere fiori delicati che si lasciano amare e coccolare ma… pur sempre fatti d’acciaio per resistere alle avversità più di quanto ci si aspetterebbe da molti uomini.

 

 

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C.M. MONICA GRAZIANA CONTRAFFATTO 

Età: 33 anni

Stato Civile: Nubile

Professione: Caporal Maggiore Scelto Ruolo d'Onore dell'Esercito Italiano

Città: Gela

 

La donna ha fatto notevoli conquiste nel mondo delle “stellette”.

Nella mia esperienza di militare, posso dire che la donna ha fatto notevoli conquiste nel mondo delle "stellette", basti pensare che l'ingresso delle donne è stato sancito nel 2000. Grazie a questo, ho avuto l'occasione di partecipare a diverse missioni in territorio nazionale e internazionale. Queste mie esperienze mi hanno permesso di comprendere le differenze tra la nostra società, in cui la donna ha la possibilità di potersi affermare in tutti gli ambiti lavorativi, e altre società, come quella afghana, in cui la donna viene vista come merce di scambio o di oggetto di proprietà dell'uomo.

Io stessa guardandomi alle spalle posso notare come la donna dall'inizio della sua esperienza nell'ambito militare abbia raggiunto un ruolo di rilievo che in un primo momento, dovuto forse alla novità, non veniva apprezzato completamente, ma che ormai è pienamente radicato nella struttura dell'Esercito Italiano.

 

 

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BARBARA SCHIAVULLI 

Età: 42

Stato civile: impegnata

Mamma: di …tre libri

Professione: giornalista di Guerra

Città: Base a Roma

 

Le donne… le ho viste combattere, le ho viste arrancare fino all’ultimo respiro. Le ho viste sopravvivere tra lacrime e unghiate.

Ho trascorso la maggior parte della mia vita lavorativa a raccontare storie di donne in zone di guerra. Spesso ho preferito avere con me traduttrici donne perché sono brave e sveglie. Ho conosciuto tutti i lati svantaggiosi dell’essere donna, lo stupro, la violenza, la paura e tutti quelli che invece caratterizzano l’essere una donna, la forza, il coraggio, la determinazione. Ho vissuto in paesi dove le donne muoiono solo perché sono donne. Ma le ho viste combattere, le ho viste arrancare fino all’ultimo respiro. Le ho viste sopravvivere tra lacrime e unghiate. Essere donna spesso è una maledizione in alcuni posti, ma è sempre una sfida che sappiamo affrontare che si venga dal più sperduto avamposto nel deserto o dalla più scintillante città storica ormai in rovina. Le donne non muoiono mai e se non sopravvivono, lasciano le loro storie, il loro ricordo, il loro amore travolgente verso i figli o il proprio paese. Restano nell’aria. Non so dove oggi le donne stiano andando, in un mondo dove non c’è ancora parità, dove non c’è uguaglianza, dove l’altra metà degli esseri umani non deve mai rilassarsi perché i mostri sono in agguato. Ma so chi sono le donne. Sono Layla sopravvissuta all’olocausto e che ha sposato un arabo e si è convertita per evitare ai figli di fare il militare in Israele e combattere contro i loro fratelli palestinesi. Sono la bimba afghana di 8 anni che ha finto di essere maschio per sei anni per mantenere la famiglia quando le donne non potevano lavorare. Sono Zakria che ha visto sua sorella uccisa dai talebani perché faceva Karate e oggi è la vice presidente del comitato olimpico dell’Afghanistan. Sono Aisha che nata maschio, rischia la vita ogni giorno in Pakistan perché si sente una donna e i transessuali al massimo possono fare le prostitute. Sono Shereen che in Iraq per comprare da mangiare ai suoi figli durante la guerra, ha venduto il suo corpo. La mia domanda è dove stanno andando tutte quelle che hanno la fortuna di non essere in situazioni estreme. Parlo di me, parlo di noi. Al nostro dovere di non dimenticarle. Al nostro impegno a essere informate. Siamo depositarie del loro ricordo. Questo fanno i giornalisti, tramettono delle storie. Questo fanno gli inviati di guerra, vanno e rischiano per raccontare uomini e donne che sono simboli, ispirazione. Vorrei un mondo dove le donne sono forti. Dove gli uomini le rispettano e condividono tutto quello che le circonda. Ma l’informazione, l’istruzione, è parte di tutto questo. Non ci sarà un mondo per donne e uomini migliori se non faremo lo sforzo di condividere invece di giudicare.

 

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RAFFAELLA ARFE' 

Età: 24

Stato civile: Nubile

Professione: Studentessa universitaria in Farmacia

 

L’epoca in cui è più facile parlare “di” donne che “con” le donne.

Ho sempre pensato che essere nata donna fosse una piccola fortuna, tuttavia noi tutte ci troviamo a dover affrontare un'epoca molto particolare: siamo libere di pensare e discutere di ciò che più ci piace, di leggere quello che più ci interessa, di studiare e lavorare in ambiti che fino a qualche decennio fa erano riservati solo agli uomini. Si chiama “epoca moderna” quella che nonostante ci abbia ceduto molti "diritti", crede che sia più facile parlare “di” donne che “con” le donne; spesso generalizza classificandoci come particolarmente ammaliatrici o intelligenti senza pensare che in realtà, c'è una bella percentuale di donne che non è né l' uno né l'altro, ma è solo “normale”. Io sono questo, una studentessa normale, a cui piace stare dietro le quinte piuttosto che sul palco, una per cui magari non conta l’aspetto mentre sei per strada, piuttosto conta “dove porta quella strada”, una che si preoccupa di far stare bene le persone (anche con un gesto semplice come prestare un quaderno di appunti), una a cui piace vivere l’essenza della gente e non l’esteriorità. Mi piace pensare che ci sia un giorno tutto per noi, l'8 marzo, che ci aiuta ricordare di continuare a migliorare, a non regredire come penso stia accadendo per qualcuna. Oggi è giusto celebrare quelle donne forti; quelle abusate e maltrattate; quelle donne che lottano per i loro ideali, progetti, per la loro casa, famiglia, per il loro lavoro; quelle che eguagliano i successi di un uomo ma non sono riconosciute; quelle donne che sono figlie, spose, madri, nonne; quelle donne normali, come me e tante altre, che hanno bisogno di sentirsi vive, e che nella loro semplice normalità hanno solo bisogno di essere amate; magari con un po' di sana gentilezza.

  

 

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CELIA MARIA BAPTISTA DE CARVALHO

Età: 45;

Stato: Coniugata;

Mamma di Sofia 7 e Valentina 1

Professione: Casalinga

Città: Bruxelles

 

“Casalinga” un termine che non rende merito…

Dal punto di vista umano, dedicarsi a tempo pieno alla propria famiglia e in particolare all’educazione di due bambine, da delle soddisfazioni che riempiono il cuore e grande felicità alla mia vita. Ovviamente sarebbe bello coniugare questo ruolo con un’attività lavorativa, ma che, laddove possibile, dedicarsi in prima persona a crescere i propri figli e non “delegare” ad altre figure questa fondamentale responsabilità, porti i suoi frutti. Non credo invece, che la società nel suo complesso abbia riconosciuto l’importanza del ruolo di donna “casalinga” e anche nel termine ho sempre avvertito una sorta di deminutio che non rende merito alle tante madri e mogli che negli anni, e ancora oggi, hanno rappresentato e rappresentano il cemento delle famiglie.

 

 

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MARIA RICCIARDI

Età: 59

Stato civile: Coniugata

Mamma di: Bruno 35 anni e Rosa 28

Professione: Casalinga

Città: Matera

 

La famiglia, il frutto dell’amore “sano” tra uomo e donna.

Sono una mamma di 59 anni, con due meravigliosi figli, uno di 35 e l’altra di 28, sposata felicemente da 37 anni! Ho avuto due famiglie meravigliose, sia da parte di mio marito che mia, e in tutti questi anni ho sempre cercato di dare il buon esempio ai miei ragazzi, in modo che loro potessero comprendere che la ricchezza più grande oggi nella vita è la famiglia e in essa il pilastro è la donna, con tutti i suoi impegni, difetti, fragilità e forza. Ricordo ancora le parole di mia madre che non c’è più: di rispettare sempre il marito, alludendo anche a piccole cose, come per esempio, il fatto di farsi trovare in casa ad accoglierlo al suo rientro dal lavoro. Può sembrare fuorviante, in realtà il suo messaggio era chiaro: la moglie e la madre sono l’anima del nucleo famigliare e l’accoglienza non è altro che un’estensione del concetto di amore, verso i propri cari, verso il proprio compagno, in un ambiente dove vi è un aspetto importante, la “reciprocità”. Uomini e donne in una relazione “sana” si confrontano, si sostengono, si completano, si arricchiscono e creano cose meravigliose… come la famiglia!

 

 

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PAOLA GATTULLO  

Età: 37 

Stato civile: Coniugata 

Mamma di: Sofia 4 anni e Gianni 5 Mesi

Professione: Medico Oculista 

Città: Taranto 

 

L’amore... ci da la forza.

Difficile in poche righe esprimere cosa una donna vive… l’amore, in un’unica parola, ci dà una forza incredibile per affrontare ogni percorso.

L’amore per la vita, l’amore per il proprio lavoro ma principalmente l’amore per i nostri figli ci fa fare ciò che non credevamo fossimo in grado di fare MAI….

Tutto si regge su noi donne, senza mai una lacrima (non abbiamo il tempo) resistiamo e resisteremo sempre. Sono felice di essere una donna, rinascerei (se potessi scegliere) molte volte donna e perché in fondo in fondo, il nostro cuore è colmo di mille soddisfazioni.

 

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T.V. SERENA PETRICCIUOLO

Età: 30 

Stato civile: Fidanzata 

Professione: Medico, Capo Componente sanitario Nave Etna Marina Militare Italiana

Città: Taranto

 Da bambina desideravo non solo diventare madre, ma anche avere un lavoro che fosse avvincente.

Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai.” Queste parole di Oriana Fallaci mi ricordano, in occasione della ricorrenza della festa della donna, quando da bambina desideravo non solo diventare madre, ma anche avere un lavoro che fosse avvincente, un desiderio che poi mi ha portato a decidere di intraprendere la carriera militare e diventare Ufficiale Medico di Marina.

Oggi le sfide quotidiane,  in qualità di Medico di bordo, lasciano poco tempo per ricordare le ore di addestramento in Accademia, o quelle trascorse sul campo con la Brigata Marina San Marco o sulla Nave Scuola Amerigo Vespucci; allo stesso tempo però regalano fortissime emozioni come quella di essere calata o meglio “verricellata” da un elicottero su una imbarcazione indiana in Oceano per  prestare soccorso sanitario al Comandante, o quella di guardare negli occhi disperati di donne che fuggono dal loro Paese, dalle violenze, ed affrontando il mare alla ricerca di un futuro migliore incuranti dei rischi per la propria vita o del bimbo che portano in grembo, o per le giovani vite dei propri figli. Sono quelle donne che con audacia mettono in gioco tutto, come una mamma di una bambina ghanese che è stata visitata a marzo 2014 a bordo di Nave Etna nel corso del periplo dell’Africa durante l’attività col 30^ gruppo navale in collaborazione con la Fondazione Rava e a cui questa stessa Associazione ha permesso di ricevere ulteriori cure in Italia, affinché questa piccola possa vincere la sua difficile malattia e un giorno possa realizzare anche lei i propri sogni. 

 

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