UNA MORTE UTILE


Bruciati vivi o con la gola tagliata? Una breve analisi del sociologo, sulle diverse metodologie di esecuzione utilizzate dai terroristi dell’ISIS e dell’impatto sulle dinamiche politiche.

 

 

 

Di Leandro Abeille                                                                                                                

Roma 20 febbraio 2015

 

 

Muadh al Kasasbeh, il pilota giordano che bombardava con il suo F16 di fabbricazione americana le postazioni dell'ISIS, era un soldato. I suoi aguzzini, combattenti per la Ummah erano jihadisti. Entrambi combattono, tuttavia: un soldato ubbidisce agli ordini, un jahidista ubbidisce a Dio. A volte i soldati sono considerati jihadisti, quando liberano un territorio da forze non islamiche, ma non era il caso di Muadh che rispettava degli ordini dati dal suo superiore, la religione c'entrava poco. L'aereo F16 è stato colpito da un missile terra aria dell'ISIS (che non si trovano proprio al supermercato e sarebbe curioso sapere dove lo hanno comprato) ed un pilota militare giordano, musulmano, è divenuto prigioniero dei jaihidisti, musulmani, dell'ISIS. Se i video su you tube ci hanno abituato alla facilità con cui i miliziani dello Stato Islamico uccidono gli ostaggi, poco ci si preoccupa di come vengono, invece, trattati i musulmani.

 

Pilota-ucciso.jpg

 

Una foto dell'esecuzione del pilota giordano, arso vivo. Foto web

 

Spesso vengono uccisi sbrigativamente con un colpo di pistola alla testa, in una maniera a cui gli occidentali sono abituati perchè è un metodo anche da loro usato in passato e che si usa ancora oggi (anche se non si dice), lo chiamano "colpo di grazia", come se fosse un favore da fare ad uno che deve morire. Una volta catturato il pilota, i jihadisti dell'ISIS hanno tentato una negoziazione con il governo Giordano. Uno scambio di prigionieri anche vantaggioso, l'irachena Sajda al-Rishawi, aspirante shaida irachena, in cambio di un giornalista giapponese Kenji Goto e di Muadh al Kasasbeh. Una donna in cambio di due uomini, un grande affare se visto con gli occhi degli integralisti combattenti. L'affare diventa come quel pallone che sembra avviarsi sotto l'incrocio dei pali che però poi fa gridare al commentatore tv nel pieno del parossismo calcistico: "non và!".

Quello che succede durante le trattative non è importante, si vocifera di un blitz fallito, di contrasti nel governo Giordano e contrasti all'interno della coalizione anti-ISIS ma è importante quanto gli eventi successivi al fallimento, sono stati prodromici ai cambiamenti dei rapporti tra l'ISIS e i musulmani e tra questi e l'Occidente. Giova ricordare che difficilmente dei Jihadisti, o Mujahidin come venivano chiamati all'epoca, hanno ucciso altri soldati musulmani prigionieri. In Afghanistan, ai soldati fedeli al governo alleato con l'URSS veniva proposto di entrare a far parte dei Mujahidin o di essere portati in un campo profughi in Pakistan, non li uccidevano come carne da macello. Essere sgozzati invece è la sorte degli occidentali, miscredenti (oltre ad essere nemici) per definizione, a loro è riservato il trattamento "halal". Essere uccisi in questo modo è una pratica oggettivamente terroristica, per quanta paura provoca nell'opinione pubblica.

Chi si dovesse immedesimare quasi sviene dall'immaginare la sensazione della lama che taglia la pelle e con essa muscoli e arteria, da cui, con il ritmo dei battiti cardiaci, zampilla il sangue e con esso la vita. Di li a poco il cervello si spegne ma non prima di aver sentito le grida che fanno gorgogliare il sangue. Il lavoro finisce con la completa decollazione. Qui in Occidente prima di scannarli, gli animali vengono storditi, neanche se ne accorgono di quanto gli succede, eppure vedere un vitello scannato fa un certo effetto anche per chi non è vegano. Coloro che vengono esecutati dai jihaidisti non hanno neanche il conforto dello stordimento, muoiono come gli animali macellati in maniera tradizionale, halal appunto. Ma se per gli occidentali questo è il sistema con il quale vengono condannati a morte, per un musulmano non può essere la stessa cosa. Questo devono aver pensato i jihadisti ed infatti, hanno dato a Muadh un anticipo di Jahannam, l'inferno musulmano, dove "... chi si oppone ad Allah e al Suo Messaggero, avrà come dimora eterna il fuoco dell'Inferno" (Corano IX, 63 - Sura del Pentimento e della Disapprovazione).

Questo è, verosimilmente, il motivo per il quale il pilota giordano viene arso vivo e non giustiziato in altra maniera. Una punizione "religiosa" oltre che terrorizzante, in linea con almeno una fatwa conosciuta (fatwa numero 71480, pubblicata il 7 febbraio 2006, dal titolo titolo “Il rogo di Ias bin Abdul Yalil, da Abu Bakr . Fonte: Il fatto quotidiano del 12.02.2015), che diventa un monito per tutti i musulmani che combattono contro l'ISIS il quale, evidentemente, si percepisce come l'unico governo voluto da Dio. Perchè quei Musulmani che non combattono insieme all'ISIS, vengono indicati dai jihadisti come quelli che non si vollero preparare insieme al Profeta prima di una possibile invasione dei Bizantini: "Coloro che sono rimasti indietro, felici di restare nelle loro case, [opponendosi così] al Messaggero di Allah e disdegnando la lotta per la causa di Allah con i loro beni e le loro vite, dicono: “Non andate in missione con questo caldo!”.

 

Pilota-giordano.jpg

 

Muadh al Kasasbeh, il pilota giordano ucciso dall'ISIS. Foto web

 

Di': “Il fuoco dell'Inferno è ancora più caldo”. Se solo comprendessero!" (Corano IX, 81, Sura del Pentimento e della Disapprovazione). Il vero Musulmano dovrebbe, secondo gli jihadisti, combattere al fianco dello Stato Islamico: "O voi che credete! Perché quando vi si dice: “Lanciatevi [in campo] per la causa di Allah”, siete [come] inchiodati alla terra? La vita terrena vi attira di più di quella ultima? Di fronte all'altra vita, il godimento di quella terrena è ben poca cosa" (Corano IX, 37, Sura del Pentimento e della Disapprovazione). Il pilota giordano riceve la punizione che merita, secondo i suoi aguzzini, che mandano un avviso a tutti quei musulmani che non sono loro alleati: o con noi, veri sostenitori dell'Islam, o nelle fiamme del Jahannam. C'è però il rovescio della medaglia, innanzi tutto a nessuno, tranne ad Allah, spetta il diritto di inviare anime a bruciare all'inferno e soprattutto, hanno violato un principio base dell'Islam, non si uccide un altro devoto musulmano e Muadh, come sostenuto da parenti ed amici, era devoto.

Per questo le foto fatte circolare su internet lo ritraevano anche durante l'Hajj (il viaggio alla Mecca, uno dei pilastri dell'Islam). Uccidere un altro musulmano prigioniero non è cosa semplice dal punto di vista religioso, infatti, secondo il Corano, chi lo dovesse fare (volontariamente) andrà all'inferno per l'eternità (Corano IV, 93 - Sura delle Donne:. "Chi uccide intenzionalmente un credente, avrà il compenso dell'Inferno, dove rimarrà in perpetuo. Su di lui la collera e la maledizione di Allah e gli sarà preparato atroce castigo"), anche se i musulmani, al contrario dei cristiani, prevedono che l'inferno, per loro, avrà un tempo determinato e poi comunque conquisteranno il paradiso. Note teologiche a parte, che nell'Islam sono assolutamente suscettibili di varie diverse interpretazioni, l'uccisione di Muadh ha compattato una parte più consistente di musulmani contro l'ISIS.

 

Re-Abdallah-II-di-Giordania.jpg

 

Re Abdullah II di Giordania. Foto web

 

Soprattutto quelli della classe dominante, i quali non avrebbero vita semplice in uno Stato Islamico che gli vieterebbe tutti gli sfizi che si prendono in giro per il mondo. Inoltre, ha dato anche la possibilità al Re Abdullah II di Giordania di farsi vedere in mimetica (in cui è inutile dirlo sta piuttosto bene ed ha catalizzato l'interesse femminile, facendo, finalmente, il pari con i complimenti planetari per la sua bellissima moglie Rania) ottenendo un apprezzamento universale e candidandosi come futuro leader per i musulmani che si vogliono inspirare a qualcuno. La visione di un "Re condottiero" è stata talmente apprezzata che anche gli occidentali iniziano a compararla con l'inettitudine dei propri premier. E' emblematico come l'uccisione di Muadh sia uno spartiacque, infatti, non solo più di qualche finanziatore dei paesi del Golfo si è ritirato rispetto allo Stato Islamico ma le forze armate giordane hanno dato notizia che in 3 giorni, dopo 56 missioni, hanno distrutto del 20% le capacità militari dell'ISIS. Due sono le cose: o i giordani sono dei gran bugiardi, o avevano informazioni che non condividevano con la coalizione guidata dagli USA e la loro partecipazione, prima della morte del loro pilota, era piuttosto "tiepida". Alla fine, la morte del pilota giordano è stato un boomerang per l'ISIS, che a onor del vero non aveva richiesto molto per il suo rilascio, e, un evento molto fortunato per i governi musulmani amici dell'occidente, giordani in testa. Come direbbe il re dei complottisti: "solo una coincidenza?". Probabilmente sì, ma gestita nel miglior modo possibile.

 

Regina-Rania.jpg

 

Rania di Giordania. Foto web

 

 

Leandro Abeille è sociologo alla LUdeS University di Lugano. Sociologo, OSCE Law Enforcement Instructor. Dottorando di ricerca presso l'Universita LUdeS di Lugano (CH) e direttore del Magazine Freepress di approfondimento "Roma Sì" (anche su www.romasi.info).

 

RIPRODUZIONE RISERVATA